martedì, maggio 06, 2008

Desideri

Rientri a casa picchiando nello spigolo del tavolino.
Ma chi diavolo l'ha messo lì nel mezzo?
Sei stato tu Cantini, non ricordi? Tu vivi solo da una settimana a questa parte, Giulia se n'è andata. Portandosi via il gatto, la tua dignità e la stima in te stesso. Com'è che il tavolino è davanti la porta?
Mi ricordo che lei ha detto qualcosa riguardo la vita e le decisioni, poi ha raccattato i suoi panni (pochi)(com'è che erano pochi?forse era già previsto tutto.Le donne a volte sono incomprensibili, magari aveva organizzato la cosa da un mese, da quando le dissi che forse era meglio se ci fossimo presi una pausa...ma io scherzavo)(come no) e se ne è andata.
Poi io mi son messo a piangere, poi a ridere, poi ho aperto quella bottiglia di Jameson che avevo in dispensa e che riservavo per le migliori occasioni, e ne ho bevuta quasi metà.
Una grande occasione, no?
Poi mi ricordo che ho apparecchiato il tavolo da fumo per due, con bicchieri e vino, casomai lei ci avesse ripensato, era già pronto il brindisi riappacificatore.
Ma lei non è tornata. Sei stato lì qualche giorno ad aspettare una sua chiamata. Ma lei non tornava.
Cavolo, le donne quando vogliono...cioè...avrà il telefono scarico, anche lei non naviga mica nell'oro.
Ma si, ti chiamerà, hai visto come piangeva quando se ne è andata?
Cioè, sembrava scossa. Capirà che ha fatto un errore. Tornerà Cantini, si può sempre tornare indietro.

Non stavolta. Lei adesso mi hanno detto è di qualcun altro. Lei dona gioia, salva col suo soriso un'altra persona.
Perchè il tuo sorriso Giulia non era di questo mondo. Se chiudo gli occhi ancora lo vedo. Forse è più vicino che mai ora.
Che dire Giulia, un livido sullo stinco sinistro ed un tavolino rovesciato possono essere abbastanza come pegno del mio amore?
No?
Tu volevi felicità?
Credo che quella non potrò dartela mai, l'ho persa tanto tempo fa. Ma sono ferrato su preoccupazione, ansia e dolore. Ne vorresti un po'?
No?
Ti capisco...
Mi manchi tu, ma soprattutto mi mancano quei giorni.
E il brutto è che forse, anche se tu tornassi da me, non sarebbe mai come prima.
Odio dirlo, ma credo sia davvero finita.
Che tu lo voglia o no, Cantini.

mercoledì, marzo 05, 2008

Giorni parte II

Mi vestii in fretta con i panni del giorno prima e me ne andai da quella stupida casa.
La testa mi faceva male, non so se per colpa del vino o delle lacrime…
Uscendo mi venne incontro una signorina con un cartellino sopra la tetta sinistra “prego, vuol rispondere a qualche domanda, è per un sondaggio”.
No grazie feci io, non credo di essere una persona nella media.
Cavolo, se mentivo.
Sono sempre stato convinto di essere un po’ speciale. Ed invece col passare del tempo mi sono accorto non solo di essere una persona normale, ma anzi qualcosa di più del semplice uomo normale. Un uomo al centro. E non per idee politiche.
Non sono abbastanza alto per essere definito alto, ma non sono neanche così basso da essere classificato come tappo.
Non sono mai stato una cima a scuola, ma non avevo insufficienze e non mi hanno mai rimandato.
Suono abbastanza bene da cavarmela, ma non ho quel talento che ti fa spiccare.
Non sono un fighetto, ma non mi si potrebbe definire un tipo sciatto.
Le ragazze non mi definiscono brutto, ma neanche un adone.
Tutto questo è profondamente frustrante e decisamente devastante per il mio ego…
Sorridi Cantini. Sorridi che comunque vada, non resterai soddisfatto, non ti accontenterai. Ridi. Per non piangere.
Esaltati, perché hai il tuo ultimo asso nella manica.
Va bene, ti hanno marchiato un “respinto” in fronte, ma stasera avrai la tua grande possibilità.

Stasera Caterina usciva prima da lavoro e sarebbe venuta a prendere un the in centro con te.
Meraviglia!
A dirla tutta questa tipa era già un po’ che mi stava dietro, ma io avevo sempre temporeggiato e non avevamo mai concluso niente. Era un po’ che non la vedevo, ma stasera finalmente avrebbe avuto il suo pasticcino.
Avevo già il programma pronto: Avignone, città magica e papale, romantiche passeggiate, chiacchere malinconiche, una trappola perfetta. Il tutto da consumarsi preferibilmente in pochi giorni, massimo tre.
Arrivai in anticipo, lei si fece un po’ attendere ma ne valeva la pena.
“Ciao, mi disse, avvolta in un cappotto rosso, che si intonava con i suoi occhiali e con le guance vive dal freddo, è tanto che aspetti?”
Tranquilla bambina, entriamo, non lasciamo che questa serata si faccia attendere…
Aveva i più bei occhi verdi che io avessi mai visto. Non molto alta (almeno lei una caratteristica l’aveva), mani piccole, studentessa di letteratura antica. Togliamo la polvere dai nostri cuori!
Ci sedemmo in un angolo, il posto era carino, me l’aveva consigliato un amico. Ora se n’è andato anche lui alla ricerca di qualcosa da qualche altra parte, ma questa è un’altra storia.
Ordinammo the, pasticcini e torta di mele.
Io ero fantastico, dicevo le cose giuste, facevo complimenti, ma non esageravo mai.
Vai Cantini! Sei un maestro, tu si che ci sai fare.
Quando annusai il momento giusto, le feci la fatidica domanda:
“Senti, che ne dici se ce ne andiamo fuori qualche giorno soli io e te?”
Lei mi guardò ed abbassò gli occhi. Avevo fatto centro.
Continuai, guascone, sempre più tronfio.
“Lo so, dovremmo dire qualche bugia, ma ne varrebbe la pena. Avevo pensato ad Avignone, sai è molto b..”mi interruppe.
“Credo che di bugie ne dovrei dire forse di troppo grosse”
Fu a quel punto che mi sentii come se fossi stato nudo in mezzo a San Pietro.
“Vedi, io sto con un ragazzo da ormai quasi tre mesi, e non credo sarebbe una buona idea”
Incassai. Mi sgonfiai come un palloncino bucato, gemendo dentro di me.
Ero convinto che tutto il mondo mi stesse guardando e stesse ridendo.
Finsi calma, indifferenza, poi dispiacere.
Lei fu così gentile da lasciarmi pagare il conto, che per inciso ammontava a diciassette euro.
Ci salutammo, lei montò in bici e mi salutò ridendo. Stavo aspettando che una specie di ghigno divino mi polverizzasse all’istante, lasciando di me solo un mucchietto di polvere scura.
Non accadde.
Successe invece che continuammo a vederci, per caso sempre più spesso. Non la vidi mai col suo ragazzo e sinceramente non ebbi più nemmeno il coraggio di chiederglielo.
Non c’è che dire Cantini, proprio una giornata del cazzo…

domenica, dicembre 30, 2007

Giorni parte I

Forse la vita sta cercando di dirti qualcosa, Cantini.
Diciamo che stamani, quando mi sono svegliato, non avevo la benché minima idea di tutto quello che sarebbe successo.
Sveglia tardi, al solito, bocca impastata di fumo e di vino. Ma non è la sveglia che suona, è il telefono.
Cavolo, anche ieri l’ho lasciato acceso. Sempre meglio spegnerlo, così la gente pensa che tu sia impegnato o che abbia serie ragioni per non rispondere. Non che ti manchi il coraggio.
Il numero purtroppo lo conosco.
“Si, faccio io tra la veglia e la notte, chi è”.
Idiota, lo sai benissimo chi è.
“Ciao, sono io. Ti ho per caso svegliato?”
“No, no, mi ero appisolato (alle undici e mezza di mattina), ciao, qual buon vento, che mi dici, tutto bene?”
Non articolavo che ovvietà e anche di cattivo gusto. Merita però spendere due parole per quell’io che mi aveva tolto al sonno.
Si chiamava Eva. Avevamo studiato insieme, poi Lei appena finito se ne era andata all’estero, sperando in qualche opportunità in più, ma poi era finita a scrivere per un giornale musicale di argomenti che non conosceva e che credo neanche le importassero.

Era una violinista e suonava da Dio…
“Era già un po’ che ti volevo chiamare, avevo anche provato ma il tuo telefono era sempre staccato”(che vi dicevo, funziona sempre…)”come te la passi?”
Bene, dico io mentendo, le racconto un po’ di palle su qualche ingaggio, qualche bella soddisfazione, qualche sogno che so benissimo non si realizzerà mai.
“Senti, io ti volevo parlare di una cosa.”Aveva cambiato voce.
Cavolo, questa ha intenzioni serie. Che faccio riattacco, con la vecchia scusa del caffé sul fuoco? Non mi pare il caso.
Però forse sono necessarie alcune spiegazioni in più. Ci eravamo conosciuti si a scuola, e devo dire che io me ne ero innamorato subito.
Avevamo passato molto tempo insieme, passeggiate, concerti, caffé e risate. Sarebbe stata una cosa perfetta, se non fosse che lei era già fidanzata. Non conoscevo il suo ragazzo, se non fino alla sera in cui, dopo una cena che le avevo offerto in una vecchia osteria poco fuori centro, mi disse “Il caffé lo prendiamo al bar dove lavora il mio ragazzo, ti va?”.
Lo sgomento provato in quel momento credo sia stato paragonabile a quello di un bambino quando gli dicono che Babbo Natale è lo zio Pino con una barba bianca ed un vestito rosso. E tu capisci come mai anche lui puzzi di dopobarba economico, proprio come lo zio, appunto.
Ma ormai ero lì, e le dissi di si, altrimenti tutto il mio castello di buone intenzioni con lei sarebbe crollato e forse avrebbe pensato che tutto quello che avevo fatto era solo per uno scopo meramente sessuale o simile.

Ovvio.

Comunque, dopo l’episodio del caffé presi il coraggio a due mani ed il giorno dopo le dissi tutto, e la misi davanti all’unica scelta che avrebbe potuto fare: o lui o me.
Chiaramente scelse lui, anche se credo non lo amasse veramente, ma stavano insieme da tanto tempo…
Io le donne proprio non le capisco a volte. Non vi piace l’avventura? Non vi piace il rischio? Io avrei potuto essere tutto questo per te, baby. Avrei potuto coprirti di baci e poesie.
“Abbiamo un rapporto troppo bello perché dello stupido sesso possa rovinarlo”.
Niente, parlare con una staccionata darebbe risultati migliori.
Da quell’episodio poi non ci eravamo più visti, se non un anno dopo. Eravamo stati da dio, avevamo preso una cioccolata nel bar di una libreria in centro e poi ci eravamo salutati sul marciapiede, io dovevo andare a destra, lei a sinistra. Non la baciai. Avrei voluto farlo. Lo scrissi poi in una lettera qualche tempo dopo, dicendole anche quanto la amavo e gliela spedii.

Ed ora eravamo alla resa dei conti.
“Sai, ci ho pensato molto a quella giornata. Quella della cioccolata. Ed ho anche pensato molto alla tua lettera.”
Sei fritto Cantini, da qui non ne esci vivo.
“Io non sono la bella persona che tu credi. Anche se pensi che ora sia la tua unica anima gemella, io non sono così. Io mi vorrei diversa ogni mattina. Cantini, io volevo suonare al Metropolitan, ed adesso scrivo di ragazzetti adolescenti con le smanie da rockstar. Vivo male..”
Effettivamente anche lei non era messa bene. Intanto arrancavo in cerca della sigaretta che ieri avevo nascosto nei pantaloni.
“Vedi ci ho pensato e credo sia giusto che tu adesso ti liberi di me, della mia idea, del mio giogo. Vorrei che tu trovassi un’altra persona, una speciale, che ti faccia innamorare e che ti tolga me dalla testa.”
Non credere di essere così importante cocca…anche se tutte le sere al pub vedo decine di ragazze e nessuna ha nemmeno l’idea della bellezza, del fascino e dell’intelligenza tua, non vuol dire che tu abbia preso il mio cuore e te lo sia messo nel taschino del tailleur. O forse si?
“Ti ricordi quando ci siamo salutati la prima volta, mi dicesti che io e te eravamo come due impronte sulla sabbia, e che un’onda ci avrebbe potuto spazzare via. Io credo, anzi spero che quest’onda arrivi al più presto e che tu trovi un’altra persona che ti faccia innamorare. Cantini, io devo andare dall’altro lato del marciapiede e tu proseguire per la tua strada.”
Non ricordo bene cosa ho pensato, e se lo ricordassi probabilmente non starei a scriverlo qui, ricordo solo che balbettai qualcosa, piagnucolai un po’ e poi la salutai dandole ragione.
Aveva vinto, aveva dato il suo colpo di grazia. Un maestro, ed ai maestri ci si inchina e si ascolta tutto quello che hanno da dire.
Non ero così turbato. Sapevo che probabilmente quella era l’ultima volta che l’avrei sentita, e che forse avrei perso anche il suo ricordo un giorno.

Ma quello era solo l’inizio di una pessima giornata…

domenica, ottobre 28, 2007

Ultimatum

“Io voglio essere tutto per te. Non voglio che ci sia nessun’altra. Nessuna attenzione per nessuno.”
Il vetro della macchina era già opaco, ed io mi grattavo nervosamente il mento. Sperando quasi che sotto il primo strato di pelle ci fosse la soluzione a questo impiccio.
Complimenti Cantini! Ti sei messo proprio in un bel casino, con le tue manine.
“Dici sempre che sei l’uomo giusto per me, l’unico. E poi ti metti a fare gli occhi dolci alla prima cameriera che passa”.
La “prima cameriera che passa” era una perla dai capelli color notte e la pelle candida come una pesca. Probabilmente anche il suo profumo era simile.
“Non voglio ci siano più cameriere o sconosciute. Voglio un impegno. E lo voglio ora”.
Ero alle strette, la mia tecnica preferita, la fuga con disonore, ora non serviva.
Pensaci Cantini. Certo, è vero quel che le dicevo, cioè che ero l’uomo giusto per lei.
Ma forse quello che mi stava chiedendo era davvero troppo. No Cantini, tu non sei così. Sei troppo egoista per poterti donare interamente ad un altro essere umano. Ed in questo momento era proprio quello che ti stavano chiedendo.
Lasciamo da parte l’attrazione fisica, certo, quella c’è sempre. Ma è come la gravità: un uomo dovrebbe andare nello spazio per non esserne soggetto. E forse anche lì….
Il fatto è che non hai nè voglia né tantomeno l’intenzione di permettere che qualcuno, in questo caso qualcuna, possa passarti avanti nella tua scala di importanza.
Non è sempre stato così. Ti ricordi di un tempo in cui eri, credo, innamorato. Ed eri pronto a dare tutto per lei, per un suo respiro, un suo assenso.
Poi mi sembra qualcosa si sia rotto. Hai iniziato a chiuderti sempre di più, a perdere la stima nelle donne e in quello che ti potevano dare, ed hai coltivato il tuo già fiorito ego.
Ed i risultato sono questi!
Con accanto una bionda da urlo che non ti chiede niente se non la tua devozione, forse anche il tuo amore.
E tu, caro mio, non saprai mai darglielo.
E sai perché, mio bel Cantini? Non vuoi. Non vuoi distrazioni da te stesso.
Crogiolati in questa condizione. Non crescere mi raccomando.
O forse…chissà. Magari sei tu dalla parte del giusto.

Scende di macchina, un po’ stizzita, come da copione.
C’è un po’ di nebbia sulla via del ritorno. Mi fermo a fare colazione. Dei ragazzi ridono, una ragazza piange. Un signore anziano spera di essere ancora giovane. Forse sei tu tra qualche anno.

martedì, settembre 25, 2007

Angolo di Via G.

Fa freddo Cantini.
Solo con la tua camicia grigia fa freddo.
E poi fermarsi in mezzo alla strada a testa alta, a guardare una finestra illuminata, non è che aiuti a far passare i brividi. Semmai te li amplifica, oltre che da fuori ti arrivano anche da dentro.
E se ci fosse qualcun altro? Se seduto su quel divano ora, proprio ora mentre tu sei al freddo sotto casa, ci fosse un altro corpo che non è il tuo? Certo, anche tu sei stato un altro corpo, se ci pensi bene.
I tuoi paragoni funzionano solo con gli altri, eh? Non ci pensi che tutti hanno dei sentimenti?
Fai un po' pena Cantini.
Ma guardati! Sotto casa, senza il coraggio delle tue idee, con la paura delle tue decisioni. Non sai nemmeno dove andare, non sai nemmeno avere il buon senso di mettere una maglia nello zaino.
Certo, una felpa risolverebbe il problema, un caldo abbraccio sintetico. Ma non credere che ti passerebbe il freddo.

Il fatto è che nemmeno tu ti rendi conto della tua idiozia. L'hai mollata te! Fattene una ragione, non lo dovevi fare! Comodo...troppo comodo...le donne sono come una sciarpa, dicevi sempre, d'inverno sono un caldo abbraccio, ma ai primi caldi primaverili si abbandonano subito.
Che idiozie! Non hai stile, non hai tatto, tantomeno idee. Ti limiti a bere cose diverse in periodi uguali.

Pensaci Cantini, ormai questa è andata, ma la prossima vedi di accettarla un po' prima.
E tagliati quella barba, poi...

mercoledì, agosto 29, 2007

Il Muro

Notevole serata, Cantini. Davvero.

Sei andato a fare spesa nel supermercato vicino casa. Sempre gli stessi gesti, la stessa disposizione di cibo e scatolette. E tu che vaghi alla ricerca della cena, senza sapere neanche tu cosa vuoi. Magari ti viene l’ispirazione, magari risolvi cena.

Quando c’è un lutto non hai mai fame, la situazione ti impone il digiuno. La dieta della morte…

Avevi optato per uno squallido riso freddo, da mangiare in poltrona. Sai bene che in televisione non c’è niente di interessante, piazzati lì davanti, magari un miracolo. Le solite cose, le solite repliche estive. Che schifo la vita…

Fortunatamente ti chiama Lucy, la tua amica lesbica. Ottimo! Una serata in compagnia di una donna che ci prova con le ragazze che piacciono a te…il massimo della perversione. O quasi.

In realtà la giornata non è andata male. Non è cominciata nel migliore dei modi, però.

Vengo svegliato dal telefono che suona.

“ C’è da ritirare un cane morto dal canile” è la voce di mio zio che di prima mattina si impone sul dopo sbronza della sera prima.

“Vai te, che io sono al mare”. Bel discorso del cazzo, ci potevi pensare prima di aprire una ditta di smaltimento di rifiuti organici e non solo.

I clienti principali sono dentisti e ristoranti, con i loro bidoni da sessanta litri di olio per friggere usato. Ma a volte smaltisce anche animali morti, trovati per strada o nei canili.

Loro ci danno un sacco con dentro l’animale e mio zio, tra mille bestemmie, mette tutto dentro un bidone e lo porta alla discarica. L’aspettativa di una vita…

Mi alzo, piscio, caco e vado così senza nemmeno lavarmi i denti al canile.

“Salve, dico quando mi aprono, sono venuto a ritirare la carcassa.”

La volontaria mi squadra in malo modo e poi mi porta dentro il canile. Mi indica un sacco nero dell’immondizia.

“ E comunque, mi dice con fare stizzito, non è una carcassa, è un defunto.”

La guardo. “La prossima volta cercherò di dargli anche un bacino…”rispondo polemico. Lei mi guarda ma non raccoglie. Firma il modulo e me ne vado. Poi a casa scopro il significato di carcassa:

carcassa s. f. [prob. da carcasso, ant. variante di turcasso]. Le ossa che formano la cavità toracica degli animali. Anche, più genericam., scheletro d'un animale morto; in partic., in macelleria.

Quasi, Cantini…

Comunque, dopo le prove del pomeriggio, col pianista che ti consola su i tuoi errori, ceni.

Solo. Come sempre…

Sono quasi le undici, quando il campanello suona: è Lucy, che aspettavi.

Decidi di andare con lei al Le Monade, l’unico posto dove in Agosto c’è ancora qualcuno. Almeno avrete qualcosa da fare, sia anche parlare male di qualcuno.

Serata di merda. C’è Jade, la mia ex a servire. Una mora con lo sguardo da orientale ed un fisico da urlo, con due potenti respingenti che si impongono su i suoi occhi…

Avevo avuto una storia con lei, poi dopo un anno se ne era venuta fuori con qualche stronzata del tipo “siamo diversi e seguiamo binari differenti” e mi aveva lasciato. Sapevo per certo che ora stava con uno sfigato di sinistra, che ce l’aveva col mondo. Più di quanto ce l’avessi io di quando stavo con lei.

“Ciao belli, siete in cerca di donne?” inizia subito a sfottere.

“Lascia stare, portaci due rum e coca, e mi raccomando alza quel gomito quando versi il Bacardi”.

Lei ride, non risponde e torna al banco.

“Tante donne stasera, non è vero Cantini?”fa Lucy. Io la guardo e non rispondo.


I cocktail si avvicendano sul nostro tavolino, i vuoti si accumulano. Lucy è andata a provarci con un paio di ragazze, io sono abbastanza ubriaco per affrontare un discorso con Jade.

“Bella serata” ,tento subito col numero del finto disinteressato. “Già, mi dice lei, magari tiro su anche un po’ di mance”. La guardo pensando al fatto che sta sprecando la sua vita in questo lurido buco. Lei è una ragazza intelligente, perché deve lavorare in un posto così squallido non lo capirò mai.

Stiamo un po’ a chiacchierare, mentre fa pausa. C’è tanta gente intorno, ma è come non ci fosse nessuno. Poi, ad un tratto se ne viene fuori con una stoccata da maestro. “sai, dice, mi fa piacere vederti qui”. “ Ah si, dico io, è perché consumo sempre almeno cinquanta carte di bevute?”

“No, scemo! Perché io sento di essere legata a te da un affetto profondo…io ti voglio ancora bene in un certo senso.”


Deglutisco in maniera vistosa. Giusto per farle capire la stronzata che ha detto. Ma sembra non afferrare. In quel momento avrei potuto spaccare tutto il locale, avrei forse potuto metterle le mani addosso, violando un credo che mi accompagna da quando avevo dodici anni e per scherzo detti uno schiaffo ad una ragazza. Ora non mi rivolge più parola e credo abbia speso parte dei suoi guadagni dall’analista.

Jade diceva sempre che psicologi e analisti sono ladri e che tutto può essere risolto dentro di noi. E a quel tempo mi sembrava avesse ragione. O magari lo pensavo solo per accondiscendenza indiretta.

Che stupido Cantini!

Comunque, incasso il colpo. E la cosa più brutta è che dentro di me, in fondo, questa sua affermazione potrebbe aver riacceso dentro di me una speranza. Ma non deve e non può essere così. Ricordati che tu la odi, ti ha fatto soffrire.

Ricordalo Cantini, non lo dimenticare. Cosa fare ora….tornare a casa, una birra ed a letto.

Forse domani ti sarai dimenticato. Ma continuerai a sognarla, lo sai anche tu.

Dimentica Cantini. Dimentica la primavera che è stata e preparati a vivere il lungo inverno della solitudine.

mercoledì, agosto 01, 2007

Notturno 3#

Sorridi Cantini.
Sorridi perchè stasera è la tua serata. Lei ti ha dato buca, ma non importa. Hai rimediato due bottiglie ad un buon prezzo. Due rossi d'antologia, che farebbero ricredere anche il più incallito degli astemi. Mai mettere la propria vita in mano di un astemio. Emozioni con riserva.
Ridi perchè quando sei passato a prenderle hai visto Lei, l'altra. Ed hai anche scoperto come si chiama.
Marlene...un brivido, un soffio. Un nome che ti toglie il fiato.
Come lei del resto.
Forme giovani ed accomodanti, da stringere prima di dormire nella speranza che, qualora fossero un sogno, non ti sfuggano...
Un "ciao, anche tu suoni stasera?" e sei già partito. Ma bravo, non ti hanno insegnato niente 10 anni di fallimenti con le donne? Ostinati a guardarle come se avessero tutte le risposte....sono solo altre domande, cazzo!

Cerca Cantini, le note sono state suonate, il concerto è finito. Va' da lei, dille qualsiasi cosa...non lasciartela sfuggire ancora. Non la ritroverai nei corridoi della Tua scuola. Forza, che aspetti. Si, temporeggiare. Buona idea, forse è meglio forse è la tattica migliore. E non pensare a l'altra. Non ci pensare...ma come si fa a non farlo se continui a ripetertelo? Ha detto no, continuerà a dirlo e forse è giusto così.
Ma perchè alla fine mi devo ritrovare sempre da solo?
Bevi birra ed ascolti jazz...perchè le donne non si innamorano di te? O almeno, non quelle giuste. O che ti vanno bene.
Ma va' al diavolo Cantini!
Muoviti, cercala, non c'è più tempo, dille come è stata brava, fai il simpatico e poi chiedile il nuumero. Forza, che 7 sacchi li hai spesi per questo.
Ecco, l'hai persa di vista. Ed in più sei annoiato. Sei un coglione, ecco cosa sei.
Ti ritroverai anche stanotte a mangiare fagioli in scatola e bere piangendoti addosso e dicendo quanto sei sfortunato. Palle Cantini! Forse è solo colpa tua.

Prendi l'auto e torna a casa, vai piano mi raccomando.
Che ti devi rifare, eccome se ti devi rifare!
Dormi il sonno dei giusti, non pensare alle cappelle che hai fatto. Ecco, dormi, riposa...
Ora tutto è silenzio.
Diciamocelo, ha capito proprio poco di come vanno le cose...
Buonanotte mondo.