mercoledì, marzo 05, 2008

Giorni parte II

Mi vestii in fretta con i panni del giorno prima e me ne andai da quella stupida casa.
La testa mi faceva male, non so se per colpa del vino o delle lacrime…
Uscendo mi venne incontro una signorina con un cartellino sopra la tetta sinistra “prego, vuol rispondere a qualche domanda, è per un sondaggio”.
No grazie feci io, non credo di essere una persona nella media.
Cavolo, se mentivo.
Sono sempre stato convinto di essere un po’ speciale. Ed invece col passare del tempo mi sono accorto non solo di essere una persona normale, ma anzi qualcosa di più del semplice uomo normale. Un uomo al centro. E non per idee politiche.
Non sono abbastanza alto per essere definito alto, ma non sono neanche così basso da essere classificato come tappo.
Non sono mai stato una cima a scuola, ma non avevo insufficienze e non mi hanno mai rimandato.
Suono abbastanza bene da cavarmela, ma non ho quel talento che ti fa spiccare.
Non sono un fighetto, ma non mi si potrebbe definire un tipo sciatto.
Le ragazze non mi definiscono brutto, ma neanche un adone.
Tutto questo è profondamente frustrante e decisamente devastante per il mio ego…
Sorridi Cantini. Sorridi che comunque vada, non resterai soddisfatto, non ti accontenterai. Ridi. Per non piangere.
Esaltati, perché hai il tuo ultimo asso nella manica.
Va bene, ti hanno marchiato un “respinto” in fronte, ma stasera avrai la tua grande possibilità.

Stasera Caterina usciva prima da lavoro e sarebbe venuta a prendere un the in centro con te.
Meraviglia!
A dirla tutta questa tipa era già un po’ che mi stava dietro, ma io avevo sempre temporeggiato e non avevamo mai concluso niente. Era un po’ che non la vedevo, ma stasera finalmente avrebbe avuto il suo pasticcino.
Avevo già il programma pronto: Avignone, città magica e papale, romantiche passeggiate, chiacchere malinconiche, una trappola perfetta. Il tutto da consumarsi preferibilmente in pochi giorni, massimo tre.
Arrivai in anticipo, lei si fece un po’ attendere ma ne valeva la pena.
“Ciao, mi disse, avvolta in un cappotto rosso, che si intonava con i suoi occhiali e con le guance vive dal freddo, è tanto che aspetti?”
Tranquilla bambina, entriamo, non lasciamo che questa serata si faccia attendere…
Aveva i più bei occhi verdi che io avessi mai visto. Non molto alta (almeno lei una caratteristica l’aveva), mani piccole, studentessa di letteratura antica. Togliamo la polvere dai nostri cuori!
Ci sedemmo in un angolo, il posto era carino, me l’aveva consigliato un amico. Ora se n’è andato anche lui alla ricerca di qualcosa da qualche altra parte, ma questa è un’altra storia.
Ordinammo the, pasticcini e torta di mele.
Io ero fantastico, dicevo le cose giuste, facevo complimenti, ma non esageravo mai.
Vai Cantini! Sei un maestro, tu si che ci sai fare.
Quando annusai il momento giusto, le feci la fatidica domanda:
“Senti, che ne dici se ce ne andiamo fuori qualche giorno soli io e te?”
Lei mi guardò ed abbassò gli occhi. Avevo fatto centro.
Continuai, guascone, sempre più tronfio.
“Lo so, dovremmo dire qualche bugia, ma ne varrebbe la pena. Avevo pensato ad Avignone, sai è molto b..”mi interruppe.
“Credo che di bugie ne dovrei dire forse di troppo grosse”
Fu a quel punto che mi sentii come se fossi stato nudo in mezzo a San Pietro.
“Vedi, io sto con un ragazzo da ormai quasi tre mesi, e non credo sarebbe una buona idea”
Incassai. Mi sgonfiai come un palloncino bucato, gemendo dentro di me.
Ero convinto che tutto il mondo mi stesse guardando e stesse ridendo.
Finsi calma, indifferenza, poi dispiacere.
Lei fu così gentile da lasciarmi pagare il conto, che per inciso ammontava a diciassette euro.
Ci salutammo, lei montò in bici e mi salutò ridendo. Stavo aspettando che una specie di ghigno divino mi polverizzasse all’istante, lasciando di me solo un mucchietto di polvere scura.
Non accadde.
Successe invece che continuammo a vederci, per caso sempre più spesso. Non la vidi mai col suo ragazzo e sinceramente non ebbi più nemmeno il coraggio di chiederglielo.
Non c’è che dire Cantini, proprio una giornata del cazzo…

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